Cry Havoc: La lunga danza d’amore di Stephan Wolfert
Un sublime spettacolo autobiografico sulle atrocità della guerra e la bellezza della vita.
di DANILO RUSSO
TEATRO AUDITORIUM
UNICAL. Immaginate un racconto che descrive le atrocità della guerra inframezzate
dai versi poetici di William Shakespeare. Immaginate un 52 enne, reduce di
guerra, che un giorno decide di salvarsi la vita abbracciando il teatro e
scrivendo un monologo in cui salta, balla, soffre, gioisce: vive. Immaginatelo
perché anche dopo averlo osservato con i vostri occhi farete fatica a crederlo.
Ho visto un corpo muoversi su un palcoscenico spoglio e pieno di vita; un uomo
ridere e piangere per raggiungere il sublime. Lo spettacolo di Stephan Wolfert è
una lunga e dolorosa danza d’amore, una denuncia sull’orrore della guerra e il
difficile reintegro dei veterani nella società civile.
È la storia autobiografica, dall’adolescenza alla vita militare, dell’autore e interprete che, dopo essersi congedato dall’esercito, sale a bordo di un treno che lo trasporta in giro per gli Stati Uniti.
In questo viaggio l’incontro con i testi di William
Shakespeare e con il teatro. Stephan tira fuori i demoni del passato in un
testo capace di includere alcuni dei più famosi discorsi di personaggi shakespeariani
(anch’essi reduci di guerra): Enrico V, Coriolano, Tito Andronico, Marco
Antonio.
Il teatro in Cry Havoc diventa un cielo di vita e di morte con drammatici
nuvoloni carichi di pioggia e spiazzanti momenti ironici come certi angoli di sereno.
L’idea di mettere in piedi questo spettacolo nasce dall’impatto che il “Riccardo III” di Shakespeare ha avuto sull’autore, uno spettacolo che testimonia come il teatro possa incrociare il percorso di un uomo e cambiarne completamente il destino.
Dopo 6 anni tra le file delle truppe americane e 2 anni di paralisi e disordini causati da stress post-traumatico, Stephan Wolfert entra per caso in un teatro e si innamora perdutamente scoprendo come i versi dei personaggi di Shakespeare gli appartengano risultando affini con la sua storia personale.
Il teatro diventa una terapia, un modo per esorcizzare i
propri demoni per descrivere quegli uomini programmati per uccidere e non
riprogrammati per vivere.
In ogni scena il dolore fa capolino tanto quanto la bellezza, la paura tanto
quanto l’ironia e Wolfert ci spiega come i versi poetici siano
contemporaneamente uguali al ritmo di un uomo intento a sparare un colpo di
fucile e identici al battito del nostro cuore.

Lo spettacolo in esclusiva regionale per il Teatro dell’Università della Calabria, rientra nella rassegna Riflessi 2019. L’appuntamento adesso è per il 19 gennaio con lo spettacolo “Confessioni di un Masochista” per la regia di Ciccio Aiello.